Quando si ha un sogno e si sente un forte desiderio di avviare un’attività in proprio ci si trova di fronte a un bivio e la scelta è tra accettare la sfida o rinunciare all’idea di un progetto imprenditoriale.
Sì inizialmente, si possono prendere sentieri alternativi, un po’ più sicuri, per sondare il terreno, è normale, è giusto e consigliato, ma a un certo punto, se si vuole davvero dare una svolta, ci si ritrova di nuovo di fronte a quel bivio.
Mettersi in proprio: accettare la sfida
Se decidiamo di accettare la sfida diamo inizio a un possibile cambiamento nella nostra vita professionale e privata. Rinunciare a prendere questa decisione significa tornare indietro al punto di partenze e rimanere nella situazione che stiamo vivendo da tempo.
E allora cos’è che fa scattare in noi la decisione di accettare la sfida di realizzare il lavoro dei sogni?
L’ambiente circostante in cui operiamo, ovvero il mercato del lavoro, è cambiato, si è evoluto e volenti o nolenti ciò ha un effetto sul futuro del nostro ruolo professionale.
Tralasciando un attimo i giovani che hanno già un mindset predisposto al nuovo mercato del lavoro, la mia attenzione in questo momento è rivolta su una fascia di età medio alta con già una lunga esperienza alla spalle di 15/20 anni.
Qui l’impatto dell’evoluzione del mercato del lavoro è sempre più forte. Eh già, addio al posto sicuro, alla tredicesima, alle ferie pagate, addio alle pensioni, addio ad alcuni ruoli e benvenuti altri nuovi. Il digitale sta trasformando tutti i settori, le parole d’ordine oggi sono rinnovarsi, reinventarsi, rilanciarsi, rebranding e migliaia di opportunità ci si presentano davanti per dare inizio a un cambiamento professionale.
Startup che spuntano come funghi con idee innovative scalabili, nate in garage con qualche amico, hanno cambiato il modo di concepire il lavoro. Oggi il lavoro si crea.
Ecco che si mettono in atto nuove azioni e a 35/40/50anni si ricomincia da capo, ci si iscrive a corsi di specializzazione, di formazione, si seguono webinar, workshop e man mano si sviluppano nuove abilità e competenze che ci possono permettere di decidere di fare il grande passo e avviare un’attività in proprio.
Agire è il primo passo per dare il via a un cambiamento. Ma non è detto che avvenga.
Le nostre azioni o inazioni sono influenzate da tutte quelle convinzioni (ciò in cui crediamo) e quei valori (i nostri prinicipi) ereditati dalla famiglia, dalla scuola, dalla società e costruiti nel tempo con le nostre esperienze, grazie, o a causa, dei quali metteremo in atto o meno dei comportamenti e sentiremo o meno quella spinta, quella scintilla che ci permetterà di mettere in moto il cambiamento e di decidere se realizzare il sogno nel cassetto, se seguire la nostra passione o trasformare la nostra esperienza in un’attività in proprio.
Quante convinzioni ci limitano ad agire? La paura di fallire, per esempio, di non essere all’altezza, la paura dell’incerto. Il non credere in noi stessi, nelle nostre capacità, nel nostro progetto.
E quanto tutto ciò è in linea con la percezione di noi stessi, ovvero con la nostra identità?
Accettare la sfida si può se davvero si sente quella spinta forte, quella vocina che continua a ronzare nella nostra testa, ma affinché il cambiamento arrivi nella nostra vita, anche professionale, in modo tale da tenere le redini della nostra attività in proprio, mantenerla, sostenerla, non si può prescindere dall’esplorare, dall’avere una visione chiara della nostra identità, dei nostri valori, e delle nostre convinzioni, perché dietro ad ogni business ci sono sempre le persone, quindi ci siamo noi, ed è da qui che dobbiamo partire se vogliamo accettare la sfida e andare avanti.
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